non c'è niente da dire...c'è solo da essere, c'è solo da vivere
L’idea del ruolo, della funzione dell’artista e dell’arte nella vita, nella società e nella storia e’sicuramente il tema centrale della sua produzione il filo, conduttore che contraddistingue le sue opere.
E’ un figurativo il suo, ma anche qui ritorna insistente un simbolismo forte, che trasforma gli elementi in emblemi costanti che si ripetono a costituire una filosofia.
...stilisticamente sembrano affiorare echi surrealistici per la precisione del segno, la semplice compostezza con cui costruire il dipinto... ma e’ chiaro che la sua interpretazione, il suo modo di vivere l’arte e’ del tutto personale.
La sua tavolozza ha pochi colori..su una dimensione senza tempo si ripetono mani e busti senza volto...
Chiari dunque gli elementi della sua poetica, la direzione della sua ricerca artistica che lascia intravedere la possibilità di aprirsi a nuovi sviluppi in un percorso di maturazione artistica parallelo alla sua vita.
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Valeria Orsi
Pittura surreale, quasi scultorea.
Sono trattati problemi dell’uomo con la presenza continua della figura, posta anche come simbolo ripetuto e come tramite tra fede e filosofia. Rimane il fondo artistico di straordinaria capacità.
Giorgio Falossi
...ogni opera ha in se il senso del mistero che circonda la nostra vita e nello stesso tempo della sua primigenia essenzialità uomo ed umanità si fondono e si confondono nel messaggio pittorico che l’artista esplica attraverso un figurativo - simbolico
davanti ad ogni opera dell’artista ci si sofferma per interrogarsi sui problemi della vita e sulla contestualità di un mondo in perpetuo divenire, e si resta tanto compresi dall’incalzante proposizione tematica che a volte svanisce anche il senso del reale
ottimo il segno grafico che attraversa e completa ogni opera. Figure e figure che sono fortemente caratterizzanti e portatrici di altrettanti messaggi attraverso tutta la produzione artistica di questo valido esponente dell’arte contemporanea
Lia Ciatto
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la sua formazione di architetto lo porta a soluzioni figurali neoclassiche con frequenti predilizioni surreali, simbologiche quando non metafisiche.Usa oli in una gradualità quasi monocroma. La circolazione delle opere è estremamente selezionata. Attesa la certosina metodologia di esecuzione, che esige tempi lunghi di velature e finissaggii .
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Trend di quotazione in ascesa costante anche per l’unicità dell’operazione condotta. La cadenza creativa è regolare collezionisti da target medio alto
Donat Conenna
Il post-metafisico impegna l’uomo artefice di umanità a ritrovarsi tra praticità e razionalità, a conciliare cuore e cervello nella consapevolezza che è riscatto di ataviche tirannie mai debellate.
Un tempo erano quelle dell’arbitrio divino, del potere temporale, della prepotenza di forze fatalmente di parte che coniugavano insieme queste due volontà superiori e asserivano all’ideologia di uomini votati a mistiche decisamente opposte.
Tra tentazioni demoniache e ire divine la persuasione di dover scontare tremende colpe originali dissuadeva l’uomo a riconoscere divina quella aspirazione al progresso che segnalava lo spirito prometeico che non rinunciava a pensare, agire, andare.
Altro daimon era avvertito da chi inventava la bellezza che consola e opponeva alle energie brute quelle che l’umana virtù sapientemente dominava e poneva a servizio del genere umano. L’illuminazione creativa nell’età degli uomini di vichiana memoria dovette liberarsi dagli antichi mostri, del terrore dell’ira degli dei, degli eroi pronti a tramutarsi in tiranni e dar senso alla ragione conciliata con le esigenze di un sentimento prorompente.
Antonio Scala ritrova nella mente le grandi costruzioni che l’uomo ha realizzato consapevole dei suoi viaggi, dei suoi pensieri, delle mani generose commisurate al valore del fare. All’ordine di un universo complesso e impredicibile, nel quale macrocosmo e microcosmo sono soggetti alle medesime leggi dell’imminenza, l’universale umano ha opposto tenacemente la sua esigenza di libertà ed ha preteso di abitare poeticamente il mondo, innalzando spazi vitali per ospitare degnamente uomini destino dell’uomo, costruttori di umanità.
Purtroppo, abbattuti per scientifiche certezze i capisaldi sui quali si fondavano antiche credenze, affrontato con adeguata progettualità il tempo dell’incertezza, ci si accorge che gli ostacoli più forti e le barriere insormontabili sono rappresentate dai mostri dell’ignoranza e della superstizione. Tornano demoni e dei a tormentare inclementemente chi spera nel futuro dell’umanità tutta umana. Addirittura alla scienza che progetta viaggi interplanetari si oppone la miseria di chi rinuncia alle prerogative d’essere vivo, a pensare, ad andare e ad agire, negandosi alla praticità e soggiacendo all’indifferenza. Si tradisce così l’essenza umana che degrada velocemente manipolata e asservita. Enter : un invito perentorio a irreggimentarsi, a non perdersi la briga di pensare, a infilare la testa nella scatola ben squadrata, fabbricata apposta per i trasporti, più o meno protetti dalla indicazione “alto – fragile” all’atto del transito, del deposito e della collocazione.
Chi entra è comunque destinato a stare, dal momento che è vietata ai sensi qualsiasi possibilità orientativa.
...antonio scala, creativo di forte sentire, come s’addice ad un temperamento d’artista che, ha scelto le vie dell’architettura difficile, quella praticata da chi interpreta la cultura e la intende come sapienza, a tutto tondo verificata in nome dell’uomo, all’altezza deiu tempi e proiettata verso un rapporto sintotico tra progresso conoscitivo e natura, affronta il dramma del vero tempio dell’uomo negato al pensiero. Dipinge uomini e donne privati dell’umana essenza: non se ne avverte traccia residua nelle misure armoniche, acquisite in maniera innaturale.
L’algida catastrofe si evidenzia nell’assenza, nel gioco entusiasmante dell’abitudine all’indifferenza, al rifiuto del pathos.
Antonio Scala crea umane sembianze, non risolte nell’universale umano che varrebbe la pena recuperare. Crea “non uomini” in parvenze di attegiamento di stranimento. Il visionarismo figurativo attrae con la sua grazia e con la sua levigatezza delle forme, che intanto chiarificano il senso della demistificazione: l’indolenza impersonificata in belle fattezze, ferite e amputate, dice la violenza che trionfa, dove la ragione è latitante.
Antonio Scala pensosamente sembra concludere con Brecht :
non vi fate illusioni miei signori, solo se fa male l’uomo vive.. Solo così può vivere l’uomo: a patto di scordarsi che è un uomo
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Intanto propone enigmi.
Li metaforizza come interrogativi sorti intorno ad un desiderio intenso di libertà, quella alla quale l’uomo è condannato, come chiariva Jean Paul Sartre : “l’uomo è condannato ad essere libero”.
Una scelta che non dipende dalla volontà del viandante che va verso luoghi che non ancora vede e che spera di raggiungere per le strade che incontra e tra le quali sceglie.
Propone un discorso in medias res, dentro le canoniche armonie che erano e sono sogno e bisogno: si cavalca l’utopia nel tempo incostante ed inesauribile per inventarle chissà dove, trovarle dietro l’angolo, alla svolta epocale, altrove comunque, perchè qui e ora non ci sono; tuttavia al diapason di ogni crisi si impongono come istanze di percorsi al punto di non ritorno, come preesistenze.
Antonio Scala s’interroga: “perchè non ci sono ?”, è consapevole della sua libertà è in quella; appartengono alla sua storia come un evento naturale, e tale resta, anche dove l’uomo nonsi specchia in quella che un tempo era natura, anche se fa i conti con se stesso, responsabile degli umani destini specie nel tempo dei mutanti. Le misure, le vagheggiate armonie, le forme che promettevano divine proporzioni nell’esserci tra sapienza, scienza e coscienza, dove consistono ?
Ha forse ragione Jaspers quando afferma che la libertà è un atto di pensiero e prassi di vita?.
Forse l’intatta sfera di Psiche è ormai distante dagli emblemi connotativi della Venere sempre venerata. Vitruvio e Leonardo sono tentazioni ineludibili, ma gli equilibri di ogni creativo progetto perfetto, fatto cioè per, alla riedificazione che è tempo cristallizzato non sono in fine innovativa prigione?
Il lager che fa perfetta la censura e nettamente separa i levigati lembi, ad arte levigati, ritrova il grezzo della materia informe.
Angelo Calabrese